01-10-2006 | In ricordo del Prof. Fulvio Ciancabilla

Testi in ricordo del Prof. Fulvio Ciancabilla tratti dalla rivista “Il Geologo dell’Emilia-Romagna” n. 22/2006.

FULVIO CIANCABILLA, nato a Bologna nel 1930, si è laureato in Scienze Geologiche e, nel 1959, è entrato nella Facoltà di Ingegneria come Assistente Straordinario di Arte Mineraria. Nel 1961 è divenuto Professore Incaricato di Tecnologie Mineraria e, successivamente, nel 1961, di Preparazione dei Minerali che, nel 1964, mutò il titolo in Preparazione dei Minerali.
Nel 1980, risultato vincitore nel gruppo d’Arte Mineraria, fu chiamato nella nostra Facoltà alla Cattedra di
Preparazione dei Minerali, materia della quale fu nominato Professore Ordinario nel 1984, passò quindi alla Cattedra di Ingegneria delle Materie Prime, di cui rimase titolare sino al novembre 2003 data in cui fu posto fuori ruolo per limiti di età.
Ha tenuto inoltre per incarico, il corso di Idrogeologia Applicata dall’A.A. 1994-95 sino al fuori ruolo e, per tre anni accademici, il Corso di Giacimenti Minerari.
E’ stato inoltre Docente in diversi Corsi di Perfezionamento. Ha infine diretto il Master di Pianificazione Sostenibile del Suolo e del Sottosuolo e Monitoraggio Ambientale.
Oltre agli impegni didattici ha ricoperto varie Cariche negli Organi Universitari:
– Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Mineraria (nel triennio 1981-83) e in Ingegneria per L’Ambiente e il Territorio (dal 1992 al 2003),
– Direttore dell’Istituto di Scienze Minerarie (dal 1983 al 1992),
– Segretario della Giunta di Ateneo dei Direttori di Istituto e Membro del Senato Accademico come Rappresentante dei Direttori di Istituto,
– Componente della Commissione Didattica (1980-1989) e successivamente Presidente della Commissione per gli Affari Giuridici ed Amministrativi della Facoltà di Ingegneria,
– Componente della Commissione d’Ateneo per il Personale.
Nell’attività scientifica Fulvio Ciancabilla si è dedicato in particolare alla Valorizzazione delle Materie Prime (con particolare riguardo alla di macinazione dei minerali, alla valorizzazione delle sabbie silicee e all’ottimizzazione degli impianti di trattamento dei minerali) e all’Idrogeologia (in particolare allo studio delle acque minerali e termominerali ed al monitoraggio delle acque sotterranee). Notevoli sono infine i suoi studi sull’origine e sulle prospettive di coltivazione dei piccoli giacimenti di gas naturale dell’Appennino.
Tali ricerche, i cui principali risultati sono riportati su Riviste o Atti di di Congressi Nazionali e Internazionali, hanno richiamato l’attenzione della Comunità Scientifica e hanno fornito notevoli contributi per l’approfondimento delle conoscenze in tali settori.
Nell’ ambito dei rapporti tra Università ed Enti Pubblici e Privati, è stato Responsabile Scientifico in svariati programmi di ricerca tra i quali piace citare:
– gli studi sulle attività estrattive delle Province di Brescia, Trento, Bologna, Ravenna,
– le ricerche sulle acque minerali della Provincia di Trento, della Val d’Aosta, del Bacino di Abano Terme, di Porretta Terme (Bologna) e sulle acque profonde presenti nella Pianura Bolognese,
– le indagini sull’origine del gas naturale dell’Alta Valle del Reno;
– la valutazione sulla possibilità di conservazione del lago di frana di Castel dell’Alpi in provincia di Bologna;
– il monitoraggio sulle acque sotterranee nel bacino del Setta nell’ambito del progetto della variante di valico dell’Autostrada A1 (tratto Bologna-Firenze).
Ha fatto parte inoltre di Commissioni di Consulenza Scientifico-Tecnica per le attività estrattive della Regione Emilia-Romagna, delle Province di Bologna e Ravenna e di diversi Comuni italiani.
Nel triennio 1991-1994 è stato infine Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Geologi.
La sua attività è proseguita intensa sino a pochi giorni fa quando inaspettatamente nella tarda mattinata del 18 marzo è mancato, lasciando in tutti noi, amici, colleghi ed allievi, un vuoto incolmabile. Rimane tuttavia il ricordo della sua saggezza e della sua profonda umanità.
A questo vuoto si aggiunge in me il dolore per la scomparsa di un amico col quale ho partecipato, per oltre quaranta anni, allo sviluppo delle Scienze Minerarie nell’Ateneo Bolognese.”

Giovanni Brighenti

DA più di 40 anni il professor Ciancabilla insegnava alla Facoltà di Ingegneria: generazioni e generazioni di studenti hanno avuto la fortuna di incontrarlo
durante il loro percorso di studi.
Le sue materie – preparazione dei minerali o valorizzazione e ingegneria delle materie prime – erano materie dell’ultimo anno. Ricordo, da studentessa di diversi anni fa, come il suo stile di fare lezione, il modo di rapportarsi con noi studenti fossero sembrati immediatamente una piacevole anomalia alla fine di un cammino rigoroso, in un ambiente universitario molto severo, talvolta quasi ostile: il prof. Ciancabilla aveva un approccio diverso, estremamente sorridente, rassicurante, piacevolmente ironico. Ci dava del tu, ci chiamava per nome, si interessava ai nostri problemi universitari e talvolta anche a quelli personali.
Questa sua cordialità non andava certo a discapito del valore scientifico delle sue lezioni, sempre chiare, approfondite, interessanti anche in presenza di argomenti molto tecnici e talvolta aridi, che porgevano però sempre lo spunto al professore per divagare su temi di attualità o più esistenziali, attingendo alla propria esperienza e offrendoci pillole di filosofia e di saggezza.
A fine corso spesso organizzava e preparava, da ottimo cuoco quale era, una cena a casa sua, per festeggiare la fine dell’anno accademico e per poter passare una serata in compagnia dei suoi studenti, fra chiacchiere e canzoni che spesso lui stesso accompagnava al pianoforte.
Da sua allieva prima e lavorando sempre al suo fianco poi, ho potuto constatare come il suo spirito generoso e affettuoso nei confronti dei giovani, nel corso degli anni, sia andato aumentando rafforzandosi sempre di più. Sapeva ascoltare chi andava da lui a confidarsi e, pur partendo da argomenti più piccoli legati allo studio o al lavoro, sapeva consigliare anche su aspetti generali della vita, rivolgendo un’attenzione particolare ai ragazzi più in difficoltà o in crisi esistenziale. Spesso addirittura li cercava lui personalmente, li chiamava “a fare due chiacchiere”, li aiutava e li incoraggiava
magari a dare un esame difficile o a portare avanti la tesi.
L’università era il suo mondo, non certo l’università delle carriere e dei potenti, ma proprio la vera università, la “unversitas” latina: la comunione del sapere e delle menti, l’intelligenza non disgiunta dalla reciproca comprensione e accoglienza, lo spirito di collaborazione e di crescita intellettuale e spirituale.
Non amava il potere, l’apparenza e l’arroganza che tante volte il sapere può portare con sé.
Non amava la ricchezza e la superficialità, ma al contrario trovava appagamento e arricchimento nelle cose più piccole e per questo più importanti, negli affetti famigliari e nella bellezza del mondo.
La sua grandezza stava proprio nella semplicità con cui riusciva a rapportarsi con gli altri, studenti e accademici, collaboratori e allievi o colleghi e cattedratici, sempre con grande senso di umanità e di comprensione del valore del singolo.
Chi gli stava accanto coglieva immediatamente la grandezza della sua umiltà, la profondità della sua ironia e la sapienza, sempre più accresciuta nel corso degli anni, con cui sapeva affrontare la vita con quell’insieme di serietà e umorismo che solo i saggi e i giusti possiedono.
Ci ha regalato un grande insegnamento di onestà e di entusiasmo, di serietà, di umanità e di amore per lo studio e il sapere.
Una sua studentessa, neolaureata, mi ha scritto: “E’ stato un privilegio aver conosciuto il Professore Ciancabilla. Le sua qualità, la sua costante presenza, la sua continua proiezione verso il futuro, la sua vitalità, il suo splendore in ogni disciplina, il suo animo grande e allo stesso tempo giovane, mi accompagneranno per sempre rappresentando un modello da seguire.”
Ci ha lasciato improvvisamente, direi quasi in punta di piedi per non voler disturbare, come era nel suo stile, non lasciando il tempo – non lo avrebbe sopportato – alla vecchiaia o alla malattia di alterare il suo spirito giovane, ottimista e pieno di vita, con cui certamente sempre lo ricorderemo.”

Alessandra Bonoli